Carpi tra eccellenze e cantieri: il paradosso di una città che vola


Carpi tra eccellenze e cantieri: il paradosso di una città che vola

Ieri, 3 dicembre, Carpi ci ha regalato l'ennesima dimostrazione di quanto possa essere contraddittoria la vita di una città moderna: da una parte le eccellenze che ci fanno brillare nel mondo, dall'altra i piccoli grandi problemi quotidiani che ci riportano con i piedi per terra. Una giornata che, se fosse un romanzo, potrebbe intitolarsi "Il nome della rosa... e dello smog".

Iniziamo dalle buone notizie, quelle che ci fanno gonfiare il petto d'orgoglio. Il nostro Liceo Fanti conquista ancora la vetta della classifica Eduscopio, confermandosi il miglior liceo scientifico della provincia. Una notizia che dovrebbe farci riflettere: mentre il capoluogo modenese si lecca le ferite, noi carpigiani continuiamo a dimostrare che le periferie - termine che usiamo con un pizzico di ironia - sanno fare scuola. Letteralmente.

E se il Fanti ci fa brillare sui libri, ecco che Gregorio Paltrinieri si prepara ad aprire le danze olimpiche partendo nientemeno che dal Quirinale. Il nostro nuotatore doc, cresciuto nelle corsie della piscina di famiglia, sabato accenderà la fiamma per Milano-Cortina 2026. Un onore che sa di casa e che ci ricorda come Carpi sappia sfornare talenti capaci di nuotare dalle nostre piscine fino ai palazzi del potere romano.

Ma ecco che la realtà, con la sua prosaica insistenza, bussa alla porta. Mentre celebriamo le nostre stelle, dobbiamo fare i conti con l'emergenza smog che ci costringe a fermare i diesel Euro 5. Due giorni di stop forzato, dalle 8:30 alle 18:30, perché l'aria che respiriamo ha deciso di non collaborare. C'è qualcosa di paradossale nel vedere una città che produce eccellenze dover poi chiudere le proprie strade per respirare meglio. È come se la modernità ci presentasse il conto in PM10.

E poi c'è via Roosevelt, il nostro eterno cantiere che continua a far perdere la pazienza anche a un sindaco generalmente misurato come Riccardo Righi. La sua indignazione per i ritardi è palpabile, e francamente comprensibile. Quando un'opera che dovrebbe rendere la città più verde e sostenibile diventa invece fonte di frustrazione quotidiana per commercianti e residenti, c'è qualcosa che non funziona nel meccanismo. Il nuovo codice degli appalti, ci dice il sindaco, non offre strumenti adeguati alle amministrazioni. Una frase che suona come "abbiamo le mani legate da chi ci chiede di correre".

Il paradosso carpigiano emerge con chiarezza: siamo una città capace di eccellere nell'istruzione e nello sport, di formare menti brillanti e atleti olimpionici, ma poi ci troviamo a dover chiudere le strade per l'inquinamento e a subire i ritardi di cantieri che dovrebbero migliorare la nostra qualità di vita. È come se vivessimo in due dimensioni temporali diverse: quella dell'eccellenza, proiettata verso il futuro, e quella della quotidianità, spesso impantanata nel presente.

Eppure, c'è qualcosa di profondamente umano e riconoscibile in questa contraddizione. Carpi non è una città perfetta, e forse è proprio questo che la rende autentica. Le nostre scuole brillano perché dietro ci sono insegnanti che credono nel loro lavoro, i nostri atleti vincono perché hanno radici solide, ma anche noi respiriamo la stessa aria della Pianura Padana e subiamo i ritardi degli appalti pubblici.

La vera forza di Carpi non sta nell'essere immune dai problemi, ma nel saperli affrontare mantenendo la capacità di eccellere. Mentre Paltrinieri si prepara a portare la nostra città sul palcoscenico olimpico, noi continueremo a respirare aria di risulta e ad aspettare che via Roosevelt torni percorribile. Ma lo faremo sapendo che questa città, con tutti i suoi paradossi, sa ancora sorprendere il mondo.



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