La voce dell'allarme dal cuore dell'industria
Paolo Leporati, presidente di
Lapam Confartigianato Moda, non usa mezzi termini quando descrive lo stato del settore nella nostra provincia. "È forse uno dei momenti più difficili degli ultimi anni", dichiara commentando i dati dell'ufficio studi associativo che dipingono un quadro a tinte fosche per il comparto moda modenese. E i numeri, come sempre, raccontano una storia che non ammette interpretazioni: dopo un
2024 chiuso con un calo delle esportazioni del
-10,3%, il primo semestre
2025 ha visto precipitare l'export del
-15,4%. Un dato che fa ancora più male se confrontato con il
-6,9% della moda regionale e il
-3,8% nazionale.
Il prezzo più alto lo pagano gli artigiani
La crisi non colpisce tutti allo stesso modo: tra luglio e settembre 2025 si sono registrate
26 cessazioni di imprese della moda in provincia di Modena, di cui ben
24 artigiane. Un numero che rappresenta il
38,1% di tutte le chiusure artigiane del comparto registrate in Regione. In altre parole, significa
2,3 chiusure ogni 100 imprese artigiane del settore: un'emorragia che impoverisce il tessuto produttivo che ha fatto la storia della nostra terra.
La concorrenza che arriva da lontano
Il nemico ha un nome e cognome:
Cina. Le importazioni dal Dragone sono cresciute dell'
11,8% a livello nazionale e rappresentano ormai un terzo degli acquisti italiani extra-UE. In
Emilia-Romagna la situazione è ancora più preoccupante: la Cina è il primo paese da cui proviene il
18,4% dell'import regionale, con un incremento del
+18,8% nel primo semestre 2025.
I dazi americani: un'altra tegola
Come se non bastasse, dall'altra parte dell'Atlantico si addensano nuove nuvole. "I prodotti della moda sono il secondo settore del made in Emilia-Romagna più esportato in Usa dopo l'alimentare", spiega
Leporati. "Anche se possono contare su un forte posizionamento qualitativo, rischiano di risentire negativamente delle barriere commerciali". Il rischio è doppio: da un lato i dazi americani che penalizzano direttamente l'export italiano, dall'altro il "rimbalzo" dei prodotti cinesi che, esclusi dal mercato USA, potrebbero riversarsi in Europa creando una concorrenza ancora più spietata.
Il lusso in difficoltà
Anche il settore dei beni di lusso, tradizionalmente più resiliente alle crisi, mostra segni di sofferenza. L'incertezza che caratterizza la domanda mondiale sta influenzando negativamente l'offerta, creando un circolo vizioso che coinvolge l'intera filiera.
"Difficile vedere una luce"
La conclusione di
Leporati è amara ma realistica: "Si tratta di una situazione davvero complicata: difficile vedere una luce in fondo al tunnel". Una dichiarazione che suona come un appello alle istituzioni: "Mai come ora abbiamo bisogno di politiche a sostegno delle imprese locali che rappresentano il vero valore del
Made in Italy". Il settore moda, che ha fatto la fortuna di territori come il nostro, si trova oggi a un bivio. La sfida è mantenere viva quella tradizione artigianale che ha reso famoso nel mondo il nome di
Carpi e della sua provincia, in un mercato sempre più globalizzato e spietato.