Due anni di attese, ripensamenti e discussioni sui costi. Alla fine però l'
ascensore del sottopasso della stazione di Carpi si farà davvero. Una storia che sa di burocrazia italiana, ma che alla fine racconta anche la testardaggine di un'amministrazione che non ha voluto arrendersi di fronte alla cifra che faceva paura.
Il progetto che sembrava naufragato
Tutto era iniziato nell'ambito dei lavori di
allungamento del sottopasso ferroviario, quell'opera che doveva rendere più agevole il passaggio sotto i binari. L'ascensore era previsto, certo, ma quando
Rete Ferroviaria Italiana ha presentato il conto - duecento bei milioni delle vecchie lire, pardon,
200mila euro - qualcuno in Comune ha storto il naso. Troppi, il doppio di quanto preventivato inizialmente.
I fondi del PNRR cambiano tutto
Eppure, come spesso capita, il tempo è stato galantuomo. L'
Amministrazione comunale si è resa conto che lasciare il sottopasso senza ascensore sarebbe stato come costruire una casa senza scale per il primo piano. Soprattutto considerando che i fondi arrivavano dal
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, proprio dalla voce "Investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti a ridurre situazioni di degrado e di emarginazione sociale". Come si fa a parlare di rigenerazione urbana e poi lasciare fuori chi ha difficoltà motorie? L'ascensore, recita l'atto di approvazione, rappresenta "l'ultimo tassello di un più ampio intervento di riqualificazione", quello che conferisce "piena funzionalità in termini di accessibilità, fruibilità e continuità della mobilità".
Il trucchetto della rimodulazione
Ed ecco spuntare la soluzione tipicamente italiana: la
"rimodulazione" del quadro economico. Quei 200mila euro sono magicamente apparsi, suddivisi in
149mila euro per i lavori veri e propri. Una cifra non casuale: essendo sotto i 150mila euro previsti dal codice degli appalti, ha permesso l'
affidamento diretto senza dover interpellare più ditte. Così l'incarico è andato alla
Star Lift di Rimini, che ha pure offerto un ribasso dello 0,50%. Insomma, un affare per tutti: il Comune risparmia qualche spicciolo e i carpigiani avranno finalmente un sottopasso completamente accessibile.
Una vittoria per l'accessibilità
Alla fine, questa storia dal sapore un po' kafkiano si conclude bene.
L'accessibilità non è un optional, ma un diritto. E se ci sono voluti due anni per capirlo, meglio tardi che mai. Il sottopasso della stazione diventerà finalmente quello che doveva essere fin dall'inizio: un attraversamento sicuro e accessibile a tutti. Perché Carpi, tra le sue tante qualità, ha sempre avuto anche quella di non arrendersi mai. Nemmeno di fronte a un ascensore.