Un primato scientifico internazionale
Il
Policlinico di Modena si prepara a scrivere una pagina importante nella storia della medicina epatica mondiale. L'Azienda Ospedaliero-Universitaria modenese è stata infatti scelta come unico centro al mondo per sperimentare il prototipo più avanzato del
FibroScan, lo strumento che ha rivoluzionato la diagnosi delle malattie del fegato. Non è un caso che questa prestigiosa collaborazione sia nata proprio qui, in terra emiliana. Il merito va al professor
Filippo Schepis, responsabile del servizio Malattie Epatiche Complesse e del Laboratorio di Emodinamica Epatica, che ha saputo attrarre l'attenzione di
Laurent Sandrin, l'inventore francese del FibroScan e amministratore delegato di
Echosens.
La rivoluzione della diagnosi non invasiva
Fino a pochi anni fa, per capire se il fegato di un paziente fosse compromesso da fibrosi o cirrosi, era necessario ricorrere alla biopsia: un esame invasivo che richiedeva il prelievo di un piccolo pezzo di tessuto epatico con tutti i rischi del caso. Oggi, grazie al
FibroScan, basta appoggiare una sonda sull'addome per misurare la rigidità del fegato – un indicatore preciso dello stato di salute dell'organo. Il nuovo prototipo che arriverà a Modena rappresenta un ulteriore salto in avanti: è in grado di acquisire variabili diagnostiche completamente inedite, caratteristiche che lo rendono l'unico esemplare al mondo nel suo genere.
Un investimento sul futuro della salute
La collaborazione con
Echosens non si limita alla fornitura del prototipo rivoluzionario. L'azienda francese metterà a disposizione anche l'ultimo modello commerciale del FibroScan 630 Expert, del valore di circa
200 mila euro, oltre a un contributo di
20 mila euro per le spese accessorie della ricerca. Un investimento importante che testimonia la fiducia riposta nel team del professor Schepis e nelle capacità del Policlinico modenese di contribuire all'avanzamento della conoscenza medica.
La sfida delle malattie epatiche
Le malattie croniche del fegato rappresentano una sfida sanitaria di portata globale. Solo in Italia colpiscono milioni di persone, spesso a causa dell'epatite virale cronica, dell'abuso di alcol o dell'accumulo di grasso nell'organo. Quando il fegato si ammala, il tessuto sano viene progressivamente sostituito da tessuto cicatriziale in un processo chiamato fibrosi. Se non identificata e trattata per tempo, la fibrosi può evolvere in cirrosi e portare a complicanze gravi come l'ipertensione portale, un aumento anomalo della pressione nelle vene che causa le principali complicanze della cirrosi epatica.
Un team di eccellenza per una sfida mondiale
La presentazione ufficiale di questa collaborazione internazionale ha visto la partecipazione di figure di primo piano: oltre al professor
Schepis e al dottor
Sandrin, erano presenti
Caterina Longo, direttrice del Dipartimento CHIMOMO dell'Università di Modena e Reggio Emilia,
Francesca Maletti, vicesindaco e assessore alla Sanità del Comune di Modena, e
Antonio Colecchia, direttore della Gastroenterologia del Policlinico. Un gruppo di lavoro che rappresenta l'eccellenza della ricerca italiana e che avrà l'opportunità di sperimentare tecnologie all'avanguardia per migliorare la vita dei pazienti non solo del nostro territorio, ma di tutto il mondo. La sperimentazione inizierà nei prossimi mesi e i primi a beneficiarne saranno proprio i pazienti del Policlinico di Modena, che potranno accedere a una diagnostica ancora più precisa e innovativa per le malattie del fegato.