Modena svela i suoi tesori nascosti: 850 anni di scienza in mostra


Modena svela i suoi tesori nascosti: 850 anni di scienza in mostra

Dall'antichissima università emergono strumenti dimenticati che raccontano secoli di ricerca e scoperte Eh già, cari lettori, a volte i tesori più preziosi stanno proprio sotto il nostro naso, nascosti in polverose casse d'archivio! E così, mentre noi comuni mortali perdiamo tempo a cercare il telecomando del televisore, all'Università di Modena e Reggio Emilia hanno scovato un patrimonio scientifico che toglie il fiato: una collezione di strumenti scientifici storici che attraversa quasi due secoli di ricerca, dal 1750 al 1920. L'occasione è ghiotta quanto significativa: l'850esimo anniversario della fondazione degli studi universitari a Modena. Un compleanno mica da ridere, che l'ateneo ha deciso di festeggiare aprendo finalmente i suoi scrigni segreti alla città. Il risultato? La mostra "Tesori Modenesi Ritrovati", un'esperienza che promette di trasformare anche il più refrattario alle materie scientifiche in un appassionato esploratore del sapere. Una macchina del tempo made in Modena Il Dipartimento di Scienze Fisiche, Informatiche e Matematiche di Unimore, in collaborazione con l'Accademia Nazionale di Scienze, Lettere ed Arti di Modena, ha orchestrato questa operazione nostalgia con il piglio di chi sa il fatto suo. Le professoresse Rossella Brunetti e Sandra Morelli, insieme a Licia Beggi Miani dell'Accademia, hanno curato un'esposizione che è molto più di una semplice rassegna: è un viaggio nel tempo che racconta come la scienza abbia plasmato la nostra città e, di rimbalzo, il nostro paese. Gli strumenti esposti - circa 100 pezzi recuperati e restaurati grazie all'Associazione Amici del Cornie - coprono tutte le grandi aree della fisica: dalla metrologia all'astronomia, dai fluidi all'elettromagnetismo, dall'acustica all'ottica. Insomma, tutto quello che serve per capire come i nostri antenati accademici abbiano contribuito al progresso scientifico mondiale, armati di ingegno e probabilmente di tanta pazienza. Palazzo Coccapani si trasforma in laboratorio del tempo La sede non poteva essere più azzeccata: Palazzo Coccapani d'Aragona, in Corso Vittorio Emanuele II 59, diventa per l'occasione un ponte ideale tra passato e presente. L'Accademia che ospita la mostra ha infatti contribuito con documenti d'archivio e libri antichi che testimoniano il ruolo cruciale avuto nello sviluppo del pensiero scientifico tra fine Settecento e inizio Ottocento. Come sottolinea la professoressa Brunetti: "La mostra coniuga sapere, storia e vita della città di Modena da metà del '700 fino all'inizio del '900 in un contesto fruibile anche a non esperti". Tradotto: anche se l'ultima volta che avete sentito parlare di fisica risale ai tempi del liceo, qui troverete pane per i vostri denti e forse riscoprirete il piacere della curiosità scientifica. Non solo da vedere, ma da vivere L'iniziativa non si limita alla contemplazione statica degli oggetti esposti. È in programma una serie di incontri e visite guidate che condurranno i visitatori in alcuni luoghi iconici della città legati agli strumenti: dall'Osservatorio geofisico al Museo Civico, dal Museo della Bilancia al Seminario Metropolitano. Per i più giovani, poi, sono previste iniziative dedicate in collaborazione con le scuole, perché la scienza, si sa, è contagiosa quando viene trasmessa con passione. Per chi volesse approfondire, è disponibile il volume "Tesori Modenesi ritrovati", edito da Franco Cosimo Panini, che racconta non solo gli strumenti ma anche l'evoluzione della conoscenza scientifica nella nostra città e il suo legame con il tessuto sociale ed economico del territorio. Informazioni pratiche per non perdersela Quando: Dal 4 ottobre al 21 dicembre 2024 Dove: Palazzo Coccapani d'Aragona, Corso Vittorio Emanuele II, 59 - Modena Orari: .

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    • Giovedì e venerdì: 15.00-18.30
    • Sabato: 10.00-18.30
    • Domenica: 14.30-18.30

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Costo: Ingresso libero Info e prenotazioni: www.strumentazionestorica.unimore.it È un'occasione da non perdere per riscoprire le radici scientifiche della nostra comunità e per toccare con mano - metaforicamente parlando - secoli di ricerca e innovazione. Dopotutto, in tempi di intelligenza artificiale e tecnologie sempre più sofisticate, fa bene ricordare da dove tutto è iniziato. E chissà, magari tra quegli antichi strumenti qualcuno di voi troverà l'ispirazione per la prossima grande scoperta!

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