Cinquant'anni sono tanti. Abbastanza per far crescere una quercia, per vedere nascere e crescere i nipoti, per costruire una storia. E la storia dell'Hotel Val Paradiso di Borgo Valsugana è scritta nelle rughe sorridenti di centinaia di carpigiani che dal 1972 hanno trovato in quelle stanze un pezzo di paradiso vero. Il Centro Polivalente Giliberti non ci sta a veder morire questa storia senza combattere. E dopo essere stato accusato di indifferenza, alza la voce con la dignità di chi ha sempre lavorato in silenzio, lontano dai riflettori ma vicino alle persone. "Non siamo stati con le mani in mano", tuona il direttivo. "Dal 2022 abbiamo bussato più volte alle porte del Comune, ma abbiamo scelto le sedi istituzionali, non le piazze o i social". Una lezione di stile che sa di altri tempi, quando si risolvevano i problemi parlando, non twittando. La pandemia ha fatto il resto. Quando nel 2020 tutto si è fermato, anche il Val Paradiso ha abbassato le serrande. Ma mentre il mondo ripartiva, l'hotel è rimasto chiuso. Il Comune parla di costi troppo alti: sistema antincendio da rifare, camere senza bagno privato, struttura non più a norma. Cifre che pesano sui bilanci comunali sempre più magri. Ma per il Giliberti non è una questione di soldi. "Non è un semplice edificio", spiegano con quella passione che solo chi ha vissuto quei luoghi può capire. "È parte della nostra storia: dal 20 luglio al 20 agosto, per oltre cinquant'anni, abbiamo portato lassù centinaia di soci". Famiglie intere che hanno trovato nel Trentino un angolo di serenità, anziani che dopo la pandemia avrebbero avuto bisogno proprio di quell'aria pulita e di quella socialità perduta. Il direttivo del centro non fa sconti alla politica: "De Gasperi ammoniva che i politici pensano alle prossime elezioni, gli statisti alla prossima generazione". Parole che pesano come macigni in tempi di bilanci risicati e scelte difficili. La domanda che divide Carpi è semplice e complessa insieme: meglio vendere e chiudere i conti, o investire nella memoria collettiva? I numeri mancano ancora: quanto vale l'immobile? Quanto costerebbe il restauro? Quanto inciderebbe sul bilancio comunale? Domande legittime che meritano risposte chiare. Il Giliberti rilancia: "Siamo pronti a sederci attorno a un tavolo, a proporre soluzioni concrete, a collaborare con altre associazioni". Un appello alla responsabilità collettiva che suona come un ultimo grido d'amore per un pezzo di storia che rischia di finire all'asta. Cinquant'anni sono davvero tanti. Troppi per arrendersi senza provarci.
Val Paradiso tra sogni e bilanci: il grido del Giliberti per salvare cinquant'anni di storia